Nel gennaio 2014 è stato trovato in Sudafrica uno dei diamanti blu più grandi del mondo, una pietra dal peso di quasi 30 carati e, secondo prime e approssimative stime, dal valore di 20 milioni di dollari.

A tal proposito, è stato intervistato da Oltre Radio il gemmologo dell’Istituto Gemmologico Nazionale Flavio Butini, che ha spiegato alcune caratteristiche interessanti di questo ritrovamento.

Il diamante blu è stato rinvenuto presso la miniera Premiere Mine della città di Cullinan, a circa 40 km da Pretoria, capitale del Sudafrica. La Premiere Mine non è nuova a rinvenimenti notevoli o anche a veri e propri record, tra i quali il più grande diamante grezzo mai rinvenuto. L’enorme pietra, scoperta  proprio nella miniera di Cullinan nel 1905, aveva una caratura di 3106 carati; dopo mesi di studio, la pietra fu tagliata in 9 parti, dando vita a 9 diamanti più piccoli, tutti ancora oggi in possesso della Corona Britannica. Il più grande di questi, detto Cullinan I o Stella dell’Africa, tuttora incastonato nello scettro reale, con i suoi oltre 530 carati è il più grande diamante tagliato esistente.

L’importanza del recente ritrovamento non risiede solo nella grandezza della pietra, che è solo uno degli elementi che fanno sì che un diamante diventi “famoso”, quanto nel fatto che esso sia della rarissima colorazione blu. I diamanti possono essere infatti di diversi colori, dal nero all’incolore, passando per l’azzurro, il blu, il grigio, il verde, il rosso, il giallo, il rosa, il marrone. Mentre tonalità sbiadite di grigio, marrone o giallo sono considerate poco desiderabili, le altre colorazioni tendono ad aumentare ulteriormente il valore della pietra.
I diamanti blu sono tra i più rari e rappresentano solo lo 0.3/0.5%  dei diamanti naturali. L’unica tipologia più rara del diamante blu è quella rossa o rosa, di cui si contano solo una ventina di esemplari naturali e certificati. La maggior parte dei (pochi) diamanti blu esistenti viene o da miniere indiane vicino Golconda, in India, o, più recentemente, dalla suddetta Premiere Mine del Sudafrica.
In natura, la colorazione blu del diamante è dovuta alla presenza di boro ma i diamanti blu non sono necessariamente naturali: possono essere anche sintetici oppure naturali ma con colorazione blu artificiale. Per i gemmologi è sicuramente un’attività complessa riconoscere e distinguere con certezza queste tre tipologie di pietre.

 

Diamanti Blu: Qualche Curiosità

Il diamante blu ritrovato supererebbe in grandezza anche il celeberrimo diamante blu Heart of Eternity, anch’esso rinvenuto in Sudafrica e dal peso di “soli” quasi 28 carati.
L’Heart of Eternity, blu e dalla forma a cuore, è divenuto particolarmente noto presso il pubblico poiché ha ispirato l’ideazione del diamante Heart of Ocean che indossa la protagonista Rose del film Titanic di James Cameron.

Un altro diamante molto famoso è il Blue Hope. Il diamante, proveniente dall’India, pesa quasi 45 carati, ha un taglio a cuscino imperfetto ed è di colore blu profondo. La sua fama, però, è dovuta soprattutto alla triste sorte che avrebbe accompagnato tutti i suoi proprietari, a cominciare dal primo, il viaggiatore e mercante francese Jean Baptiste Tavernier. Secondo la leggenda fu proprio Tavernier a dare origine alla maledizione della pietra, rubandola dall’occhio di una statua di un idolo indiano e dunque attirandosi l’ira della divinità. Dopo essere entrato in possesso della pietra, che inizialmente pesava 112 carati, Tavernier finì in bancarotta e morì durante un viaggio. Tuttavia c’è da dire che Tavernier morì, sì, dopo essere entrato in possesso del Blue Hope, ma alla notevole età di 84 anni!
Il successivo possessore del Blue Hope fu il re di Francia Luigi XIV, che lo fece tagliare a forma di cuore, rimpicciolendolo a 67,5 carati. Il Re Sole e suo figlio, re Luigi XV, terminarono la loro vita tra atroci sofferenze, per una cancrena al piede l’uno, per vaiolo l’altro. Tuttavia, entrambi morirono ultrasessantenni dopo aver regnato su una delle più potenti nazioni dell’epoca.
In seguito la pietra passò a Luigi XVI e Maria Antonietta, di cui non dobbiamo ricordare la sorte e poi, attraverso vicende rocambolesche, ad un gioielliere. Questi venne derubato del diamante e morì d’infarto appena scopertolo. Suo figlio, colpevole del furto, si suicidò per il rimorso mentre un suo amico, che aveva trovato il Blue Hope tra i suoi beni, morì poco dopo. Nel 1830 il diamante giunse a Londra e venne ri-tagliato raggiungendo le dimensioni attuali (45 carati); la pietra finì nelle mani di un banchiere inglese che la battezzò col suo nome, Hope appunto; il banchiere si separò da sua moglie poco dopo aver ricevuto la pietra, motivo per il quale decise di disfarsene. La pietra è poi passata di mano in mano per oltre un secolo, a quanto sembra portando con sé una sinistra sorte di delitti, suicidi o sventure. Ad oggi la pietra si trova a Washington, dove è custodita ed esposta al pubblico presso lo Smithsonian Institute.

Maria Antonietta, oltre al Blue Hope, possedeva anche un altro diamante blu, una pietra di ben 23 carati incastonata in un anello di oro giallo.

Tra gli altri diamanti blu famosi ci sono il Blue Magic, di 12 carati, dal taglio a pera e dal caratteristico blu intenso, il Premier Blue, dal raro taglio rotondo venduto ad Honk Hong nel 2013, il Blue Heart, dalla forma a cuore e dal peso di quasi 32 carati, il Tereschenko, così chiamato dalla famiglia russa che lo possedeva, e dal peso di quasi 43 carati.